Giorni fa ho usato con un’amica un paragone non del tutto esatto. Non era sbagliato ma inesatto. Forse aveva bisogno di essere spiegato bene ma non l’ho fatto. Col passare dei giorni ne ho trovato uno migliore e più adatto a lei. Si tratta di una pianta: la gramigna dei muri o parietaria.
Si dice che la gramigna non muore mai. Intendendo che non si arrende mai. Di solito la si trova sui muri vecchi. Di quelli nudi, senza intonaco. Prende vita negli interstizi fra una pietra e l’altra. Per questo viene considerata una pianta antiestetica, rovina l’estetica del muro, e distruttiva, viene accusata di distruggere il muro. Quando compare inizia una guerra feroce contro di lei. Viene tagliata, estirpata fino alla radice. Ma lei non si arrende. Basta solo che un pezzettino di radice venga lasciato nel muro e lei rinasce, più forte di prima. Per questo si dice che non muore mai e io dico che non si arrende mai.
Si dice che rovina l’estetica dei muri ma cosa c’è di bello in un muro spogli con le pietre a vista? Addirittura c’è chi fissa dei vasi ai muri per coltivare delle piante e altri hanno “inventato” gli orti verticali. Si ribatte dicendo che le piante ornamentali sono belle da vedere e hanno bei fiori, gli orti sono utili: danno del cibo. La bellezza è un fatto soggettivo che non discuto. In quanto all’utilità pochi sanno che l’infuso di gramigna è una cura per la pressione alta, è depurativa, è usata nelle tisane contro il colesterolo alto. Il problema è che, l’infuso, va bevuto senza zucchero ed è amarissimo. Tutti critichiamo Pinocchio che non vuole bere la medicina amara della bambina dai capelli turchini. Allo stesso tempo siamo tutti dei Pinocchio: la medicina amara non ci piace e non la beviamo. La ignoriamo.
Si dice che distrugge i muri. Come può una pianta così piccola, anche se con radici forti e tenaci, arrivare a distruggere un muro di pietra.
La gramigna attecchisce negli spazi del muro. Se ci sono degli spazi vuol dire che il muro è già in rovina e non per colpa della gramigna. E poi ci sono muri che sarebbe un bene che crollassero. I muri dell’indifferenza, dell’egoismo, dell’incomprensione, del tornaconto personale, del razzismo, della paura, dell’esclusione. Mi fermo qui perché ci sarebbero tanti altri muri da far crollare e per quelli citati c’è già un gran lavoro da fare.
Per questo dedico queste righe ad un’amica che è come la gramigna: Non muore mai, non si arrende mai!
Ugo Tartarugo